Mi è capitato spesso di sentire, leggere o persino assistere a situazioni in cui le relazioni sembrano trasformarsi in manifesti ideologici. In questi momenti mi chiedo dove finisca l’amore, mentre tutto diviene o nasce solo come battaglia politica, desiderio di dimostrare qualcosa agli altri o a sé stessi. Quando una relazione diventa campo di scontro contro questioni dai nomi altisonanti, o un esperimento per sfidare norme culturali e sociali, l’essenza del legame dove si perde?
C’è chi afferma che essere poliamorosi significa necessariamente portare avanti un’idea anti-possessione, liberarsi dal peso della mononormatività o smontare pezzo per pezzo il patriarcato. Altri dicono che essere LGBT significhi avere un allineamento politico specifico, o essere lontano da ogni fede, o allineato a varie battaglie sociali… ma tutto questo carico di aspettative e giudizi può appesantire, soffocare o schiacciare la dimensione intima delle relazioni e della propria identità.
Penso alle persone che raccontano di sentirsi a volte oppresse dalla competizione o dalla necessità di “educare” i partner maschi su cosa significhi rispetto e parità o si trova a giustificare continuamente scelte politiche, quasi come se l’amore o la sessualità fossero uno schieramento obbligato. È importante difendere i propri valori, certo, ma c’è una linea sottile che separa il portare avanti un ideale dall’usare le persone e i legami come simboli di una battaglia.
Mi viene da chiedermi: dov’è l’amore in tutto questo? Dov’è il piacere di stare insieme, la voglia di condividere la vita, di crescere e ridere insieme? Dov’è l’affrontare le sfide quotidiane, i momenti di dubbio, il perdersi per un attimo e ritrovarsi in un abbraccio?
Penso che una relazione sia un luogo di scoperta reciproca, non un megafono per dimostrare qualcosa al mondo. E poi, alcuni nostri amori sono già al centro dei riflettori, senza bisogno di farne battaglia. Una polifamiglia unita fa scalpore, più di mille parole astratte.
Non c’è nulla di male nel vivere con coerenza ai propri ideali. È bello quando le nostre relazioni riflettono chi siamo e ciò in cui crediamo. Ma credo che l’amore, la passione e la volontà di stare insieme debbano restare il cuore di ogni legame, senza essere schiacciati dal peso della militanza o dell’ideologia.
Le molotov quindi non nella cucina condivisa, non nei corridoi, non in camera da letto; la lotta per i diritti e i valori sociali trova spazio nella piazza, nei dibattiti, nei movimenti. La relazione, invece, merita di essere vissuta per ciò che è: un incontro di anime, non un campo di rivendicazione.
Anzi, già che ci siamo, le molotov non usiamole mai.
